W. 94 - H. 120 Cm, Expertise Camillo Manzitti, Collezione Privata, Genova, “Il dipinto qui riprodotto, raffigurante un Ritratto di gentildonna in veste di Cleopatra, è opera assai tipica del pittore genovese Gio.Enrico Vaymer., La moda delle giovani dame di farsi ritrarre nelle vesti della grande regina egiziana s'affermò nel corso della seconda metà del Seicento in virtù del fascino emanato da quella straordinaria figura femminile, celebratissima per la grande avvenenza e per la forte personalità emanata dalle sue vicissitudini storiche., L'identificazione con l'immagine del personaggio, non già nell'atto estremo e più noto del suicidio con l'aspide che le inietta il veleno, ma con la perla in una mano ed il calice nell'altra, si riferisce al racconto secondo cui la regina egiziana, avendo invitato ad un banchetto il triunviro romano Marco Antonio, di fronte alla sua meraviglia per lo splendore degli arredi, mostrò la propria indifferenza di fronte alla ricchezza, cavando da un suo orecchino una perla d'inestimabile valore e sciogliendola nel vino che poi bevve. Attraverso questa identificazione, il ritratto coniugava la bellezza fisica con quella morale di disprezzo per le effimere ricchezze terrene. A rendere più inconfondibile l’identificazione, al posto della piramide raffigurata sullo sfondo in altre, sue opere similari, il pittore ricorre qui all'espediente di apporre un pittoresco turbante orientaleggiante sul capo della dama., Va rilevato come la postura delle gentildonna effigiata, nella raffigurazione di tre quarti e nell'atteggiarsi della spalla e delle mani, richiami a moduli compositivi ormai codificati nell'arte ritrattistica del Vaymer, che ricorrono in numerose sue tele.”