LOT 5 Francesco Fernandi, o Fernando, o Ferrandi, o Ferrando, o Fe...
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Francesco Fernandi, o Fernando, o Ferrandi, o Ferrando, o Ferrante, detto l'Imperiali (Milano 1679 - Roma 1740) attribuito - attributed Strage degli innocenti Olio su tela The massacre of the innocents Oil on canvas 191 x 245 cm Il biografo e collezionista Nicola Pio (1673 - 1736) lo dice giunto a Roma nel 1705, già al servizio del cardinale Giuseppe Renato Imperiali, dal quale deriva il suo soprannome. Il prelato fece decorare la sua residenza romana di piazza Colonna da pittori seguaci di Carlo Maratta; la presenza di Francesco Fernandi è convalidata dall'inventario dei beni del cardinale, che cita circa venti dipinti dell’artista milanese. La sua prima produzione romana è dedicata a soggetti di genere, animali e nature morte, con matrice naturalistica di area settentrionale. A questo periodo vanno ricondotte le opere delle collezioni del conte di Leicester a Holkham Hall, Norfalk, e del marchese di Linlithgon, a Hopetown House, West Lothian. Con l’inizio del XVIII secolo, Imperiali muta la sua pittura, prediligendo interpretazioni legate alla letteratura classica o temi biblici. Intorno al 1714 esegue, per la cappella dei Ss. Valentino e Ilario nella cattedrale di Viterbo, due tele aventi come soggetto il Martirio dei due santi protettori della città. Emerge lo studio e l’ammirazione e lo studio per Nicolas Poussin: rilettura che in seguito virerà verso una tecnica precisa e un realismo piuttosto pronunciato, talvolta algido. Nel 1720, con D. M. Muratori, G. Triga, M. Benefial, su comando del il cardinale Imperiali, restaura la decorazione del duomo di Vetralla. L'anno dopo, su commissione di Filippo Juvarra, esegue alcune soprapporte per il palazzo reale di Torino. Alternando commissioni reali a quelle ecclesiastiche, intorno al 1726-1727 Fernandi realizza la pala centrale per la chiesa di Sant’ Eustachio. Nel 1733-1734, affiancandosi alle soluzioni del freddo naturalismo accademico del Benefial, dipinse la Morte di S. Romualdo per l'altare dedicato al santo nella chiesa di S. Gregorio al Celio. Nel 1736, ancora una volta grazie a Juvarra, riceve una commissione dalla corte di Spagna. Il suo succeso fu continentale: anche oltremanica la sua arte è stata molto apprezzata, tanto che diverse sue opere sono conservate in collezioni, pubbliche e private, del Regno Unito. Molti furono i giovani artisti inviati dall’Inghilterra a imparare l’arte pittorica a Roma presso di lui: ricordiamo W. Mosman, W. Hoare, J. Russel, A. Clerk e A. Ramsay. La tela in questione, di spettacolare bellezza, va ricondotta alla produzione dell’Imperiali degli anni ’30 del secolo XVIII, quando, forse anche su sollecitazione del mercato estero, ha prodotto opere con tecnica descrittiva puntuale cara all’occhio nordico. Dei confronti si possono fare con l’opera “Ettore e Andromaca", della donazione Lemme, del Museo del Barocco romano, Palazzo Chigi, ad Ariccia; il sopraccitato Martirio di Sant'Eustachio, nella chiesa di Sant'Eustachio di Roma, e “Apollo e Marsya”, presentato il 06/07/2018 da Christie's a Londra
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